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mercoledì 23 giugno 2010

Una sera con me


La pelle iniziava a trasudare. L'odore di fumo stantio, fumo di sigaretta, impregnava la stanza silenziosa, disturbata solo dalla ventola del pc e dal ticchettio delle sue dita sulla tastiera.

Fuori, rari rumori di auto in corsa ed un antifurto che emetteva ritmicamente il suo suono di allarme. Dentro, dentro di lui, la pace. Una pace mista ad alienazione. Era notte, ma il sonno tardava ad arrivare. Era ora di riposare, ma nonostante la stanchezza delle membra, il corpo era ancora troppo sveglio. C'era qualcosa che mancava in quella casa. C'era qualcuno che mancava. E nonostante le belle sensazioni della giornata, pesava quella piccola assenza.

…. a volte le parole non bisogna lasciarle scappare nel ricordo di una notte!

Era dopo avere riscoperto questa frase scritta in passato su una pagina di giornale, che aveva deciso di mettersi a fissare i suoi pensieri.

Anche la gatta, quella sera, stanca delle vibrazioni negative avvertite per troppo tempo in quei giorni, quella sera aveva deciso di lasciarlo solo, di tenersi in disparte senza chiedere cibo o attenzioni.

Ma quella sera la sua attenzione era comunque stranamente rivolta ad altro.

Noi siamo quello che facciamo. Noi ci identifichiamo con quello che abbiamo fatto e quello che faremo. Questo era il messaggio che aveva trovato quella sera, e su questo la sua testa troppo cerebrale, stava continuando a rimuginare.

Cosa aveva fatto e cosa voleva fare? Se non voglio, non divento. Da giorni questo slogan gli si ripeteva nella testa. Ma una cosa aveva capito riguardo al fare e riguardo al diventare. L'unico modo per poter tornare a vivere era proprio vivere, senza cercare di creare schemi mentali, di incastrare la sua essenza in categorie. Non doveva pensare al problema, ai problemi. L'unico modo per superare questo momento di impasse era viverli, viverli senza pensare troppo e lasciandosi andare.

Di questo aveva già avuto conferma durante il giorno, quando una situazione serena e felice era stata in parte rovinata solo dal fatto che lui doveva riuscire a tutti i costi ad inquadrarla, ad inserirla in una struttura rigida.

Ora, in attesa di essere colto dalla stanchezza, solo a questo riusciva a pensare:

NON PENSARE AL PROBLEMA.... VIVILO!!!

2 commenti:

  1. Eh già, occorre vivere, lasciarsi andare, non maccinare i grani del tempo perchè macinano già da soli, per te, e per tutti. tu puoi soltanto aiutare a trasformarne la loro qualità. Se vuoi essere felice, tieni il cuore sgombro, se vuoi soffrire, cuciti sulla pelle un colore nero, e immergiti dentro.
    Noi certo siamo quello che vogliamo essere e niente di più
    Buona giornata!
    Lilly

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  2. ....è il mio solito problema!!! ^__^
    Costanza e Perseveranza....
    ... chissà che non riesco a "crescere" ;-)

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