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lunedì 21 giugno 2010

Una storia... vera non si sa



Era lì, nel suo ovattato studiolo, seduto davanti al monitor del computer che lo informava delle nuove, tante, mail in continuo arrivo. Ma lui era incantato a guardare le foglie muoversi al vento. Le foglie riflesse sul muro davanti ai suoi occhi, a creare ipnotici giochi di luce.
Quella mattina, pochi minuti dal solstizio d'estate, stava ripensando a quanto accadutogli durante le giornate precedenti. Come si era ripetuto più volte in questi giorni, troppe parole erano state dette, troppe frasi erano state scritte. Era arrivato il momento di riprendere tutto in mano, di rielaborare, assimilare e mettere in pratica.
E quel giorno, dopo la pausa domenicale, gli sembrava che nulla era successo. Che tutto aveva ripreso a scorrere, come se non fosse accaduto niente, anche se sapeva che era tanta l'acqua passata sotto i ponti. Che ormai i tanti ingranaggi avevano ripreso a muoversi, e non si potevano più fermare.
Il giorno della marmotta, ecco cosa era successo in quel lasso di tempo.
Aveva dovuto ripetere e ripetere la stessa giornata, facendo ogni giorno un gradino in più, fino ad arrivare a capire il motivo di quel blocco, che gli avrebbe permesso di ricominciare a vivere, di non rimanere fossilizzato a rivivere lo stesso giorno all'infinito.
Il giorno della marmotta ora era passato, riusciva finalmente a vedere il cielo limpido, a capire “come cosa e quando”, ad apprezzare quanto aveva avuto la fortuna di condividere, e che troppo spesso aveva tenuto poco in considerazione.
Gli veniva da sorridere. Finalmente gli veniva da sorridere. E non la solita smorfia che spesso “era costretto” a fare. Questa volta si trattava di un sorriso sincero. Un sorriso che veniva da dentro, e che era in primis per lui. Dedicato a lui.
Solo il tempo avrebbe potuto confermare o meno le varie situazioni. Solo il tempo avrebbe fatto capire quale la strada su cui continuare il cammino. Ma quel tempo, non era tempo di attesa, quel tempo era momento di vita, di crescita. Non statico, non immobile, ma ricco di esperienze ed emozioni.
Pensando e ripensando ai dubbi di quei giorni, si sentiva quasi ridicolo. Le sole parole che ora riecheggiavano nella sua testa erano “Vivi, fa che io non sia per te una zavorra. Vola, che sei così bella quando ti libri nel cielo”.

2 commenti:

  1. Bellissimo racconto Andrea...spero che il solatizio d'estate appena entrato ti dia forza e coraggio per non essere mai satatico, ma in continuo movimento...muovendo si cambia, cambi tu e cambia il gioco della vita.
    A presto
    Lilly

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  2. ... sta già cambiando ^__^
    Inizio a sentirlo.
    Grazie!
    Buona Giornata

    Andrea

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